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Immagine del redattoreR.L.

AROUND THE BODY

Non per tutti l’estate, tempo di vestiti leggeri e maggiore esposizione del corpo, è un periodo piacevole. Nonostante l’affermarsi dei movimenti politici e sociali quali body/skin positivity e il risalto dato alle tematiche del body shaming, la maggior parte di noi teme la fatidica prova costume.

Tanta è la difficoltà di fare i conti con la nostra essenza fisica che persino la body positivity mette in discussione sé stessa, ritagliando definizioni sempre più specifiche per ribattere alle numerose critiche sollevate in merito al diritto di essere il proprio corpo. Almeno, questa è la mia personale opinione.


L’Analisi Bioenergetica mi ha dato l’opportunità di confrontarmi spesso con questi temi. Nella stanza di lavoro di un analista bioenergetico il corpo è la persona, non viene fatta nessuna distinzione fra la psiche del paziente e il suo aspetto somatico, che include le sue fattezze (anche quelle determinate geneticamente), il modo di muoversi, il modo di avere o non avere cura di sé a livello fisico, il livello energetico di base ed il suo fluire. È sorprendente constatare come, in un luogo scevro dalle lenti giudicanti delle influenze familiari e culturali, il corpo diventi qualcosa di più prezioso del suo semplice apparire.


Tutto di noi racconta la nostra storia. I pazienti imparano gradualmente a riappropriarsi di questa dimensione del Sé scoprendola molto più ricca del semplice avere un perfetto bikini body. Il lavoro terapeutico basato sul concetto di identità funzionale psicosomatica [ovvero sul principio che il nostro corpo è portatore di un linguaggio e di un significato psichico relativo alla specifica persona] rende le persone impegnate nel processo di crescita interiore in grado di guardare a sé stesse con affetto e rispetto, scoprendo che la loro componente fisica non è un semplice contenitore da agghindare per l’occasione ma soprattutto il veicolo essenziale e più sincero di chi siamo.


Quando diventiamo in grado di riconoscerci ed accettarci con il nostro peculiare aspetto fisico possiamo muoverci nel mondo con la serenità di chi non ha nulla da nascondere ma, anzi, chiede di essere visto e rispettato esattamente per quello che è, al di fuori del canone di bello o brutto. Qualunque sia la domanda iniziale del paziente credo che la psicoterapia persegua in fondo questo obiettivo, di imparare ad essere sé stessi armonizzando quegli aspetti del carattere che a volte confliggono fra loro.


È molto emozionante per me osservare il lavoro dei miei pazienti, che poco a poco iniziano a dialogare con il proprio corpo scoprendo una possibilità di espressione che non riguarda l’estetica e a volte neanche il solo stato di salute. Realizzare che ad essere importante non è l’aspetto ma la funzionalità del corpo e la sua capacità di sostenerci, portarci in luoghi fisici e psichici meravigliosi, farci sperimentare una gamma infinita di sensazioni ed emozioni in continuo fluire, a sua volta produce una serie di cambiamenti anche a livello fisiologico, ormonale, posturale ed energetico tali da farci diventare davvero più sani e più vitali. E come tali iniziamo ad essere percepiti dagli altri: forti, integrati, radiosi, diversi perché unici e speciali.


Personalmente, nell’ampio panorama delle tematiche “around the body” strizzo l’occhio alla body neutrality, che mi pare la concezione attualmente più vicina all’idea bioenergetica che prenderci cura di noi e delle nostre sensibilità, essere curiosi di sé e di chi ci circonda piuttosto che giudicanti, sia il modo migliore per ottenere quello stato di vitalità vibrante che corrisponde al maggior livello di benessere psicofisico per ognuno di noi.




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