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  • R.L.

Parlare con i nostri bambini: le istruzioni di Cuore di Ciccia


"Cuore di Ciccia" è un racconto per bambini scritto scritto da Susanna Tamaro diversi anni fa.

Racconta del piccolo Michele, sovrappeso e timido, che non riesce a comunicare apertamente con i suoi genitori.

La famiglia di Michele è molto attuale: genitori divorziati, madre e padre assorbiti dal lavoro, un solo figlio spesso lasciato solo e parenti lontani.

La reazione del nostro protagonista alla solitudine è quella di procurarsi una sensazione di calore e un sostituto affettivo attraverso il cibo, fino a ritenere che il suo migliore amico sia il frigorifero.

Certo, ad un certo punto la mamma si rende conto della grassezza di suo figlio, ma lo guarda con gli occhi di un adulto: se il problema è il peso bisogna ridurlo. Tant'è che il nostro cicciottello viene ricoverato in una clinica dimagrante.

Il bambino è stato valutato, soppesato (in tutti i sensi), e "risolto" con un intervento pratico, come una cultura dell'efficienza raccomanda.

Questo accade ogni giorno in diverse famiglie: genitori sinceramente preoccupati controllano i loro bambini per cogliere segnali di disagio, cercano con perizia di dare un nome ai comportamenti che osservano e che sembrano fuori da una normale condotta, valutano strategie di intervento.

Mangia troppo? E' un disturbo alimentare? Ci vuole una dieta?

Non gioca? Sarà ritiro sociale? Deve fare qualche attività extra-scolastica?

Non legge bene? Dislessia o miopia?

E così via si potrebbe generare una lista dove si mescolano disturbi reali o presunti, diagnosi psichiatriche edefinizioni culturali.

Seguendo questa logica, se riprendiamo la storia di Michele ci dovremmo aspettare che il ricovero in clinica sortisca l'effetto sperato, Michele tornerà a casa magro e felice avendo seguito le istruzioni di medici e genitori.

Ecco che invece l'autrice del racconto sbaraglia lo schermo cognitivo di noi adulti dando voce al mondo interiore del bambino, raccontandoci di un' esperienza memorabile dove esistono incantesimi, mostri, scienziati pazzi, animali parlanti e possibilità infinite, tutte messe a disposizione di un unico obiettivo: aiutare i grandi a recuperare i loro sogni.

Dalla prospettiva del nostro bambino non c'è alcuna urgenza ad essere qualcosa di diverso.

La sua priorità è quella di instaurare una comunicazione intima, affettiva e basata su una visione del mondo condivisibile con le figure di riferimento.

Quando Michele avrà la dimostrazione di essere amato e compreso si ritroverà senza accorgersene ad essere magro.

Ecco dunque la chiave di volta: la vera cura passa per la creazione di relazioni autentiche basate su uno scambo affettivo umile e reciproco.

Prima ancora di "fare" è necessario "capire". Per aiutare realmente i propri bambini bisogna trasmettere loro rassicurazioni ed amore.

Dare un nome ad una sitazione problematica rassicura principalmente l'adulto, alla ricerca di informazioni e soluzioni. Ciò che conforta il bambino è invece la presenza di mamma e papà, la sensazione che qualunque cosa succeda si è benvoluti.

La responsabilità verso i propri figli non può limitarsi all'applicazione di istruzioni e regole imposte dalla cultura. Una sana crescita della personalità passa soprattutto dalla valorizzazione dell'unicità di Michele e di tutti i nostri figli, della considerazione delle condizioni dii vita e dei bisogni individuali di ciascuno di loro.

Mi piacerebbe se alla fine di questa lettura non vi soffermaste a riflettere più di tanto, ma prendeste una qualunque fiaba di vostro figlio e, leggendola insieme a lui, vi faceste spiegare di cosa parla veramente.


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